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Silvestro Scotti, no alla mancanza di protezione!

Roma, 25 febbraio 2020
Prot. SS/2020/125
Inviata tramite PEC
Alla cortese attenzione del Presidente del Consiglio dei Ministri
Giuseppe Conte
presidente@pec.governo.it
E per cc: Al Ministro dell’Interno
Luciana Lamorgese
gabinetto.ministro@pec.interno.it
Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali
Nunzia Catalfo
segreteriaministro@pec.lavoro.gov.it
Al Ministro della Pubblica Amministrazione
Fabiana Dadone
gabinettoministropa@pec.governo.it
Al Ministro della Salute
Roberto Speranza
gab@postacert.sanita.it
Al Presidente dell’INPS
Pasquale Tridico
ufficiosegreteria.presidenza@postacert.inps.gov.it


Oggetto: Misure cautelative relative all’evolversi della situazione epidemiologica da
COVID-19.

Egregio Presidente,
nella giornata di ieri (24 febbraio 2020) si è appreso che la Direzione generale dell’INPS ha
diramato indicazioni rivolte alle proprie Strutture territoriali con le quali ha disposto:
– la chiusura delle Strutture territoriali ricadenti nei Comuni interessati dalle Ordinanze del
Ministero della Salute d’intesa con i Presidenti delle Regioni Lombardia e Veneto (Zona Rossa);
– la necessità di concordare con le Autorità competenti l’eventuale sospensione dei servizi al front
end fisico per i territori della Lombardia;
– la sospensione del servizio degli sportelli di linea e la consulenza su appuntamento per i territori
di Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna;
– la sospensione temporanea delle visite assistenziali e previdenziali presso le UOC/UOST
medico legali;
– la sospensione temporanea delle convocazioni in sede dei lavoratori.

Le Direzioni territoriali del Piemonte, della Lombardia, dell’Emilia-Romagna, del Friuli VeneziaGiulia, del Veneto e delle Marche si sono adeguate repentinamente a tali indicazioni, sospendendo anche le visite medico-fiscali e le attività di relazioni con il pubblico che contemplino il contatto fisico con gli utenti. L’adozione di tali misure preventive si è resa necessaria per ragioni di tutela della salute pubblica ed in attesa di poter disporre di un numero adeguato di DPI da porre adisposizione dei Centri Medici Legali.
Nell’ambito di tali misure, tuttavia, nessun analogo strumento preventivo è stato definito per i Medici di Medicina Generale, nonostante tale tematica sia stata già esposta al tavolo di Lavoro del 23 febbraio, i quali, come noto, costituiscono il presidio di primo contatto fondamentale tra i pazienti ed il Servizio Sanitario Nazionale e regionale, né si è tenuta in alcuna considerazione la circostanza per la quale, alla data odierna, già diversi Medici di Medicina Generale risultano essere in quarantena, proprio in ragione del loro contatto diretto con pazienti affetti da COVID-19. È del tutto evidente, peraltro, anche in relazione all’evolversi della situazione epidemiologica, che i Medici di Medicina Generale costituiscono lo strumento principale di cui il sistema sanitario dispone al fine di massimizzare la celerità, l’efficacia e l’efficienza della risposta assistenziale nella situazione esistente.
In tale quadro, dunque, occorre evitare in tutti i modi possibili che i Medici di Medicina Generale possano essere esposti al rischio di contagio, proprio al fine di evitare che migliaia di pazienti rimangano privi della fondamentale assistenza sanitaria offerta da tali professionisti, con le prevedibili nefaste ricadute, innanzitutto a carico dell’apparato ospedaliero e di assistenza emergenziale e, quindi, al sistema sanitario nel suo complesso. Si tenga conto, inoltre, che il contagio che potrebbe verificarsi a carico di un Medico di Medicina Generale inevitabilmente, per tutto il periodo di incubazione virale, esporrebbe il Professionista a stretti e molteplici contatti con i propri pazienti, con prevedibili effetti esponenziali nella trasmissione della patologia con particolare riferimento alla platea di pazienti più suscettibili per rischio complicanze o morte che frequentano costantemente i nostri ambulatori.
Occorre adottare, quindi, misure, anche a livello provinciale, oltre che regionale e nazionale, che siano in grado di scongiurare tali effetti paralizzanti per il sistema sanitario e del tutto deleteri per la salute pubblica e che devono concretizzarsi nella individuazione di idonee misure preventive dirette a salvaguardare, per il tramite della salute del Medico di Medicina Generale, la salute collettiva e che
siano, dal punto di vista sostanziale, quantomeno equivalenti a quelle adottate dall’INPS.Giova rilevare, peraltro, che, allo stato attuale, i Medici di Medicina Generale sono del tutto (o quasi del tutto) privi di Dispositivi di Protezione Individuale che possano contenere i rischi di contagio derivanti alla loro salute e alla sicurezza nell’esercizio delle loro funzioni professionali: tale situazione, evidentemente, rende ancor più urgente e indefettibile la necessità di individuare misure dirette a prevenirne il contagio da COVID-19.
Sotto il profilo evidenziato, peraltro, si sottolinea che la prima e più urgente misura preventiva può essere costituita dalla possibilità di autorizzare i Medici di Medicina Generale operanti nei territori interessati dai provvedimenti adottati dall’INPS a redigere telefonicamente i certificati di malattia, nei casi sospetti caratterizzati da febbre o affezioni delle vie respiratorie senza la costatazione diretta
ambulatoriale o domiciliare, bensì sulla base del solo dato anamnestico, esonerandoli, naturalmente, anche in virtù del disposto di cui all’articolo 54, comma 1, del Codice penale, da qualsiasi forma di responsabilità soprattutto in assenza o carenza di fornitura dei DPI previsti dalla circolare  ministeriale del 22.02.2020 e s.m.i.. È noto, difatti, che il medico è tenuto a rilasciare al cittadino certificazioni relative al suo stato di salute che attestino dati clinici direttamente constatati e/o oggettivamente documentati; nella particolare situazione epidemiologica attualmente esistente, al fine di realizzare le finalità sopra esposte (salvaguardia della salute del Medico di Medicina Generale e, per il suo tramite, di tutti i pazienti che con esso vengono a contatto), però, appare del tutto necessario evitare che il Medico di Medicina Generale possa venire a contatto, in occasione di visite con i propri pazienti, con fonti di contaminazione virale che potrebbero risolversi in un suo contagio, con gli inevitabili riflessi negativi che sono già stati esposti.
Giova rilevare, peraltro, che a fronte di almeno 13 Medici di Medicina Generale che sono in quarantena, nessun medico operante per l’INPS (provvidenzialmente) è stato esposto a trasmissione virale: appare del tutto irragionevole, pertanto, che non si sia deciso di adottare in favore dei Medici di Medicina Generale misura preventive quantomeno equivalenti a quelle disposte in favore dei Medici fiscali.
In virtù di quanto ampiamente dedotto, dunque, la FIMMG, nella propria veste istituzionale di Federazione sindacale nazionale di tutela e rappresentanza dei Medici convenzionati con il SSN per la Medicina generale operanti nel territorio per l’espletamento di funzioni e compiti di pertinenza dell’assistenza primaria, chiede a S.E. il Presidente del Consiglio, nella sua funzione istituzionale di rappresentante del Governo, di convocare, con la massima urgenza, un incontro con tutte le Autorità competenti al fine di adottare ogni più utile e necessaria misura diretta a conseguire gli obiettivi precedentemente esposti e, in ogni caso, a rappresentare al Governo le gravissime criticità che sono state riferite nella presente comunicazione.Si fa presente che la stessa comunicazione sarà inviata a livello periferico ai Prefetti.
Con osservanza
Il Segretario Generale Nazionale Fimmg
Dott. Silvestro Scotti

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