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NEWLETTERR METIS: ADERENZA ALLA TERAPIA NEI PAZIENTI AFFETTI DA IPOTIROIDISMO

14 febbraio 2022

ADERENZA ALLA TERAPIA NEI PAZIENTI AFFETTI DA IPOTIROIDISMO
 

Un capitolo particolarmente importante è rappresentato dalla aderenza alla terapia, che, in base a tutte le indagini, è particolarmente bassa in questi pazienti.

Le indagini sui pazienti con ipotiroidismo confermano che 2 su 3 i pazienti ammettono di non rispettare le indicazioni di cura del proprio medico, infatti il 36% dei pazienti fatica a seguire correttamente la terapia, malgrado si tratti dell’assunzione di una singola dose giornaliera.

Si stima che circa il 3% degli Italiani sia in terapia sostitutiva tiroidea; poiché la media dell’età di inizio del trattamento è di poco superiore ai 40 anni, la terapia sostitutiva è destinata ad influenzare il benessere della maggior parte dei pazienti ipotiroidei per un periodo di oltre 30 anni.

La levotiroxina (L-T4) in monoterapia rappresenta il trattamento di scelta nei pazienti ipotiroidei che, grazie alla sua lunga emivita, la possono assumere in una singola dose giornaliera, che deve però essere calibrata attentamente persona per persona.

Possibili cause di scarso successo della terapia sono il ridotto o variabile assorbimento della LT4 causato dalla contemporanea assunzione di farmaci, alimenti oppure la presenza di patologie gastroenteriche che provocano malassorbimento. In questi casi, approcci utili sono la modifica del momento di assunzione oppure il cambiamento della formulazione della levotiroxina, che in fase liquida può essere assorbita più rapidamente e costantemente di quella solida.

Da indagini condotte su pazienti ipotiroidei in terapia sostitutiva si rileva che il 66% dei pazienti fa colazione prima dei 30 minuti raccomandati dal momento dell’assunzione. La cura dell’ipotiroidismo è piuttosto semplice, basta un solo farmaco, ma ben il 36% delle persone con ipotiroidismo dichiara che aspettare i canonici 30 minuti è difficile, in base alle abitudini di vita della prima mattinata (indagine Doxa condotta su 243 pazienti, rappresentativi della popolazione italiana).

Oltre alla scarsa aderenza alle corrette modalità di assunzione, si devono anche annoverare parecchie condizioni patologiche o non patologiche che modificano l’assorbimento dei farmaci e in particolare della levotiroxina. Tra le condizioni non patologiche, vi sono l’utilizzo di farmaci PPI(antiacido), ipolipemizzanti, sequestratori degli acidi biliari, estrogeni, etc., o condizioni come la gravidanza, l’aumento di peso, la varie patologie del tratto gastro intestinale che possono condizionare l’assorbimento del farmaco, la correlazione con i pasti, e, non ultima, la formulazione farmaceutica.

Più recentemente, per far fronte a questa problematica, la tiroxina è stata proposta in una nuova formulazione softgel, priva di lattosio ed altri eccipienti, ed una liquida in cui il principio attivo è disciolto in etanolo e glicerolo, alternative che si sono dimostrate utili ad aggirare alcuni dei fattori che esitavano nel mancato controllo della patologia o nel rischio di somministrare dosi eccessive. Fattore che in alcuni pazienti, come quelli con storia di malattie cardiovascolari, poteva causare complicazioni: dall’ischemia cardiaca ad aritmie e spasmi delle coronarie.

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