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La  pazienza della medicina generale è finita, rispettare i patti è un dovere morale: non aderiamo a scioperi spot, ma lanciamo un ultimatum alla Regione! 

Non aderiamo a scioperi spot,
quelli di pura e sterile testimonianza,
cavallo di Troia di chi vuole la fine della medicina di famiglia e in definitiva la dipendenza.
L’astensione dal lavoro per la FIMMG è una cosa seria.
E’ l’ultima ratio,
significa aver esaurito ogni possibilità di dialogo con le istituzioni e utilizzare i propri assistiti come arma di pressione.

Noi non intendiamo strumentalizzare i nostri pazienti. 

Ma non neghiamo e anzi raccogliamo lo stato di malumore profondo che attraversa la medicina generale. La rabbia, la frustrazione dei colleghi è pienamente giustificata. In questi 24 mesi la medicina generale ha fatto la sua parte per fronteggiare l’emergenza epidemica. 
Per noi parlano i numeri: da dicembre 2020 a dicembre 2021 somministrati 2 milione e 600mila vaccini contro l’influenza, più di un milione per COVID-19, 200.000 vaccinazioni a domicilio, 500.000 per la polmonite.
Migliaia di tamponi, circa due milioni di certificati di malattia, milioni di ricette, in contesto pandemico.
Nonostante ci abbiano affogato di burocrazia abbiamo tenuto il territorio, abbiamo curato  migliaia e migliaia di pazienti COVID e non, non abbiamo mai chiuso gli studi. Abbiamo fatto e facciamo fronte ad una richiesta di  assistenza che viaggia attraverso telefono, mail, wathsapp, sms, social dalla mattina a notte. 
Abbiamo affrontato e superato un aumento del carico di lavoro del 300% senza che nessuno si sia posto il problema di supportare il nostro sforzo.
Noi abbiamo mantenuto gli impegni connessi al nostro ruolo e alla nostra funzione nel sistema sanitario regionale e nazionale, (altro che tre ore di lavoro al giorno!) chi gestisce il sistema sanitario regionale meno.
Gran parte degli accordi firmati fino ad ora con spirito di leale collaborazione non è stata applicata.
Da qui il diffuso senso di frustrazione, da qui la corsa verso la pensione dei medici meno giovani, da qui la poca propensione dei giovani ad entrare nella medicina generale. Il risultato è che oggi migliaia di cittadini, residenti in decine di comuni piccoli e medi del Lazio non hanno più medico. 
Sulla sanità territoriale si sta tornando indietro di 40 anni mentre si dice che si vuole potenziarla. Il sistema della medicina generale, i medici, sono allo stremo. Ci adopreremo nei nostri studi e ogni altro modo affinché tutti sappiano in che abbandono siamo. A tutto ciò non si ovvia con uno sciopero spot. Ma le risposte non possono più attendere. Non scioperiamo, ma lanciamo alla Regione un ultimo avviso: gli impegni assunti vanno onorati e subito. La pazienza è finita. Vogliamo chiarezza, un confronto basato su onestà intellettuale, senza acrimonia, ma con la voglia di dare un servizio migliore, a misura di cittadino ma anche a misura di medico. Perché solo con medici di medicina generale motivati e convinti del loro ruolo, basato sul rapporto di fiducia e sulla capillarità, si costruisce la nuova sanità sul territorio.
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